Di seguito il comunicato stampa inviato dal consigliere comunale del Partito Democratico Giuseppe Tagliente.
Ho letto attentamente la delibera di G.C. n. 33 del 10.02.2016, con cui si è provveduto, in modo silente, ad introdurre modifiche importanti al Regolamento che disciplina l’organizzazione degli uffici e dei servizi del nostro Comune.
In sintesi, tale provvedimento ha introdotto una procedura semplificata ai fini dell’assunzione di personale a tempo determinato con regolare bando di concorso.
Applicando tale procedura in un futuro concorso, allorchè le domande pervenute all’Ente risultassero numericamente superiori od inferiori a cinquanta, si procederà rispettivamente a: 1) un test a risposta multipla, la cui valutazione determinerà la graduatoria di merito e, quindi l’assunzione; 2) un puro e semplice colloquio individuale, la cui valutazione produrrà i medesimi effetti poc’anzi descritti.
Il tutto – si badi – senza procedere ad alcuna valutazione di titoli e curriculum vitae di ciascun candidato!
Ebbene, se la semplificazione può essere ritenuta un faro in epoca di lotta alla burocrazia, è pur vero che essa non deve tradursi in un pericolo rispetto all’esigenza di trasparenza e meritocrazia, competenza e professionalità di cui necessitano gli uffici pubblici.
Nel primo caso, trasformare in un “quizzettone” un concorso pubblico, impedendo qualsivoglia possibilità di valutazione dei titoli professionali, accademici, post-accademici o scolastici, si scontra frontalmente con la necessità di garantire completezza e attenzione rigorosa nelle procedure di selezione del personale.
Pare ovvio che, per poter soddisfare tale esigenza e perseguire obiettivi di efficienza, efficacia e buon andamento della attività amministrativa e burocratica, non si possa prescindere dal prendere in considerazione le effettive competenze maturate dai candidati in virtù di percorsi formativi o professionali utili ai fini della copertura dei diversi posti messi a concorso.
Ciò si collega necessariamente con l’idea di agevolare il merito nel reclutamento del personale comunale.
“Merito” significa “competenza e qualità”, che certamente stentano ad essere dimostrate in un paio di ore di quiz, magari in un PalaSport alla presenza di altre trecento persone e con una temperatura di quaranta gradi (vedasi l’ultimo concorso di polizia municipale).
Nella delibera approvata, quindi, non si riscontra traccia di una ragionevolezza di fondo.
Aggiungasi a ciò la previsione di un mero e semplice colloquio stabilito, in luogo del “quizzettone”, in caso di domande pervenute in numero non superiore a cinquanta.
In questo caso, oltre a minare le fondamenta di ogni sistema meritocratico, ci si prende gioco dell’esigenza di rendere assolutamente imparziali e trasparenti le procedure di reclutamento!
Voglio dirlo in parole povere: il colloquio porta con sé valutazioni condizionate da soggettività, mentre i titoli ed il curriculum bilanciano tale situazione con l’oggettività dei documenti e della storia di ciascun candidato.
Pertanto, in assenza di tale oggettività, immaginate il rischio concreto di pressioni individuali, favori e clientela, ovvero il pericolo e la triste prospettiva di costruzione sapiente di un tessuto amministrativo “fiduciario” al servizio dell’interesse di pochi, anziché di tutti.
Trattasi di un provvedimento scientemente strutturato o di un tentativo di semplificazione pericoloso e malriuscito? Non mi interessa.
Certamente, ad oggi, si è in tempo per procedere alla revoca di tale eccesso senza senso, soprattutto in vista del prossimo concorso di polizia municipale, per agenti a tempo determinato, che ha atteso troppo tempo e su cui sono ricadute troppe ombre.
Adesso è il tempo della trasparenza e dell’imparzialità, del merito e della competenza.
Assumere nuovo personale, ancorchè a tempo determinato, senza tener conto di questo, vuol dire continuare a riempire di ombre un palazzo che, invece, necessita di apertura e luce.
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