La coppia Nuzzo Di Biase ha presentato il suo film nelle sale cinematografiche pugliesi. Vengo Anch’io, è il titolo della pellicola che vede per la prima volta Corrado Nuzzo e Maria Di Biase impegnati nella regia.
I particolari nel video servizio
Il film
Corrado è assistente sociale presso un centro per minori svantaggiati di Segrate, ma ha a sua volta un problema: è dipendente dagli psicofarmaci, tanto da finire licenziato. Dovendo partire, decide di accompagnare Aldo, affetto da sindrome di Asperger, dal suo vero padre a Pescara. Per risparmiare sul viaggio i due caricano Maria, che vanno a prendere fuori dal carcere e devono portare al porto di Brindisi dalla figlia Lorenza, atleta nel canottaggio femminile. Corrado, più o meno in segreto, progetta di concludere la sua avventura con il suicidio, ma il tragitto riserverà a tutti loro diverse sorprese e li obbligherà ad abbandonare la propria armatura per aprirsi con gli altri.
Il film è infatti un’occasione mancata: sarebbe probabilmente bastato un regista capace di dare una diversa impronta alle riprese, e soprattutto ai tempi comici e alla direzione degli attori, per migliorare significativamente l’alchimia in scena. Le idee infatti sarebbero anche giuste, visto che, seppur diretta verso un finale positivo, la commedia svicola da ogni stucchevolezza grazie a una sana dose di scorrettezza politica. Così per esempio il ragazzo con Asperger, come Ciccio Ingrassia in Amarcord, sale su una pianta e rifiuta di scendere finché non gli sarà offerto di fare sesso. Maria, all’uscita dal carcere, riceve indietro, come John Belushi in The Blues Brothers, i propri oggetti personali, che comprendono un trio di sex toys, tra cui un vibratore che poi cercherà di usare per arricciarsi i capelli. Corrado pensa a poco altro che alle sue pasticche ed è determinato nel proposito di farla finita. La figlia di Maria, Lorenza, è l’unica a voler credere in qualcosa, per la precisione i valori dello sport, ma i suoi momenti di lealtà sono cinicamente commentati dagli altri e da sua madre in particolare.
C’è dunque uno sforzo costante di sporcare i personaggi, rendendoli simpatiche canaglie più che eroi del quotidiano, secondo il modello dell’arte di arrangiarsi. Non ci si spinge comunque oltre qualche occasionale comportamento sconveniente, senza mai rompere un’aura, in fondo rassicurante, di calmierata cattiveria.