Come il resto delle regioni italiane, la Puglia ha un vasto repertorio di miti rituali e superstizioni ancora vivi. Se da un lato alcune superstizioni e leggende rappresentano un ancoraggio a un passato “magico” di cui fatichiamo a liberarci, dall’altro i miti, le leggende, gli scongiuri sono segno di un’identità culturale di notevole interesse sociologico e antropologico, oggetto di studi accademici e fondamentali per capire cultura e tradizione di un popolo, nello specifico quello pugliese.
Dunque, le superstizioni, i talismani, le leggende e i riti portafortuna sono tradizioni ancora vive nelle diverse attività umane: per esempio, quanti attori, sportivi e personaggi pubblici sappiamo essere molto superstiziosi? E quanto contano ancora le superstizioni e i rituali nel mondo del gaming?
La Puglia ha un enorme campionario di riti e superstizioni, che in alcuni casi condivide col resto d’Italia.
Parlando di Ostuni, non si possono citare i riti della Notte di San Giovanni Battista, chiamata anche “La notte delle Streghe” perché, così vuole la vulgata, il cielo notturno si riempie di streghe in volo.
I riti tradizionali, che si svolgono durante il solstizio d’estate e risalgono a un’epoca pre-cristiana, si accompagnano alle liturgie cristiane: la Chiesa, infatti, non è mai riuscita a debellare del tutto i rituali nati in epoca pagana, riuscendo solo a sovrapporsi ad essi.
Come in molte altre parti d’Italia, durante la Notte di San Giovanni è tradizione accendere dei falò, essendo il fuoco un elemento purificatore. Accanto ai fuochi, le persone sono solite infilare sotto il guanciale un mazzetto di erbe di San Giovanni, nove per la precisione, per avere sogni premonitori.
Altra tradizione legata alla notte di San Giovanni è quella di mangiare le lumache, animali dotati di corna; così facendo, si pensa di allontanare le avversità.
Condivisa con altre regioni italiane è anche la diceria che le donne gobbe portino sfortuna. Se un uomo o una donna hanno la sfortuna di incrociare una gobba, devono affrettarsi a toccare la schiena di un uomo gobbo che, al contrario, ha il dono di portare fortuna. L’uomo gobbo, se infastidito dai “toccatori”, poteva fare in modo di evitare i contatti con loro: i toccatori, allora, potevano rimediare mandando baci verso la gobba portafortuna, ma nel farlo dovevano essere rapidi e discreti per evitare le prese in giro da parte delle altre persone.
Altra superstizione che unisce la Puglia alle altre regioni del sud è il rito del malocchio. A Foggia, così come in altre città pugliesi, la cura del malocchio è affidato alle guaritrici, che poggiando la mano sulla fronte della vittima del malocchio e recitando alcune preghiere liberano il malcapitato dall’occhio “che getta il male”.
Le formule, tramandate per via familiare di generazione in generazione, potevano essere insegnate solo la notte di Natale.
Famoso in tutto il mondo, e studiato da antropologi e studiosi di tradizioni popolari come Ernesto di Martino, è il tarantismo, un insieme di pratiche il cui fine era liberare dal “male”, che si manifestava con vari sintomi, le persone morse dalla tarantola. La danza, frenetica e accompagnata da strumenti come il tamburello e l’organetto, voleva riprodurre i movimenti isterici di chi era vittima del morso del ragno (in prevalenza donne) ed era necessaria per il buon esito del rituale. Il rito veniva ripetuto ogni anno fino a guarigione completa.
Ancora oggi la danza della taranta è una tradizione viva e fa parte della cultura pugliese, sebbene col tempo abbia perso forza.
Non mancano poi i personaggi fantastici e le leggende legate al mito. Piuttosto nota è la leggenda della sirena Leucasia, unita a doppio filo alla città di Santa Maria di Leuca, il cosiddetto “tacco” della penisola italiana.
Si racconta che la sirena Leucasia, mentre nuotava nel tratto di mare tra Ionio e Adriatico, vide Melisso, un pastore di cui si invaghì. Melisso, però, aveva già il cuore impegnato con Aristula e non si lasciò conquistare dalle lusinghe della sirena. Leucasia, gelosa, provocò una tempesta proprio quando i due innamorati si trovavano su uno scoglio e mise i loro corpi sulle due punte opposte del golfo di Taranto, che da allora prendono i nomi di Punta Meliso e Punta Ristola.
Tradizioni, miti, rituali: la Puglia è piena di leggende e riti affascinanti, che possono essere catalogati snobisticamente come “superstizioni” e che, come la festa della Madonna della Grata, stanno al confine tra fede e folklore. In realtà, le pratiche tradizionali, i miti e i rituali rappresentano un affascinante spaccato della cultura popolare pugliese.