Un disagio quotidiano. Un rischio d’isolamento nella società che si ripercuote su ognuna di loro, allargandosi anche alle famiglie. Figli compresi.
L’altra faccia della vertenza del Pinto- Cerasino di Ostuni, quella che rimane chiusa tra i corridoi della struttura, è il dramma che stanno vivendo i dipendenti del centro tra infermieri ed operatori sanitari. «Siamo esasperate. Qui da un giorno all’altro rischiamo di andare a mangiare alla Caritas. E nel nostro caso non è una frase fatta. Alcuni giorni non abbiamo neanche i soldi per sfamare i nostri figli». Parole forti, piene di dolore e rabbia, di chi quotidianamente è costretto a vivere con il dramma di un posto di lavoro, che da troppo tempo si è trasformato in semplice volontariato. Gli stipendi arretrati si accumulano. Ed intanto, per loro, ci sono gli affitti da pagare, le bollette, le piccole esigenze giornaliere dei loro fanciulli. E così i “No” ripetuti ai loro figli diventano troppi ed ogni volta fanno sempre più male. Bambini costretti a rinunciare a tante cose perché la loro mamma non viene pagata e non può soddisfare le esili esigenze.
«Ogni volta è triste dire no alle nostre creature. Ma come facciamo? Ci manca tutto: siamo stremate; viviamo in una situazione di profondo disagio». Qualcuno si sta organizzando con le organizzazioni sindacali. Altri stanno cercando qualche spiraglio in attesa che dalla Regione o dall’Asl si sblocchi qualche procedura. Ad oggi però, la realtà è dura: stipendi del passato che non arrivano ed il terribile dubbio che anche le mensilità future possano saltare, con lo spettro della chiusura definitiva della struttura che resta una possibilità concreta. «Noi fino a questo momento siamo rimasti in silenzio, ad ascoltare promesse che non hanno portato a nulla- dicono un gruppo di infermieri ed altri operatori del centro- e l’utopia di chi ancora crede che ci sarà l’accreditamento. Circostanza che non si verificherà mai. E noi intanto continueremo chissà per quanto a vivere in quest’incubo».
Alcune delle giovani operatrici hanno trovato l’appoggio delle famiglie. Per tante monoreddito, e senza percepire uno stipendio, è praticamente impossibile condurre una vita dignitosa. Non basta neanche qualche acconto saltuario ad alleviare le sofferenze di chi ogni giorno è costretto a convivere con questa triste realtà. Eppure nonostante l’incertezza sul loro futuro, la precarietà, il senso di frustrazione, le operatici del Pinto-Cerasino continuano a lavorare in silenzio. «Lo facciamo solo per gli anziani ricoverati che hanno bisogno delle nostre cure. Continuiamo a pensare ai nostri pazienti con l’amore e la professionalità che si deve». Impegno e dedizione che viene riconosciuto anche dalle famiglie degli ospiti del centro. Una gratificazione che rende meno amaro un presente, comunque difficile. A ciò si aggiunge un futuro senza certezze.
Alle porte non c’è una soluzione concreta che possa garantire il recupero delle mensilità pregresse dei lavoratori. Così come prospettive per garantire gli stessi livelli occupazionali al momento sono solo ipotizzate. Ad essere vero, reale, è, purtroppo, il dramma dei lavoratori e quello delle loro famiglie
Fonte: Nuovo Quotidiano di Puglia