Scioglimento del consiglio comunale, entro Natale la sentenza del TAR

Piazza Comune Ostuni
Piazza Comune Ostuni

Scioglimento del consiglio comunale, entro Natale la sentenza del TAR Lazio

Scioglimento del Consiglio comunale di Ostuni per infiltrazioni mafiose: davanti alla prima sezione del Tribunale amministrativo del Lazio (presidente Antonio Savo Amodio) si è discusso nel merito ed i giudici ora decideranno. I tempi della decisione non sono brevi: generalmente occorre più d’un mese perché la sentenza sia depositata, ma in casi di specie come quello che riguarda il Consiglio comunale di Ostuni i giudici sono un tantino più celeri.

Sollecitati da un ricorso presentato dall’avv. Pietro Quinto per l’ex sindaco di Ostuni Guglielmo Cavallo con altri legali a rappresentare altri ex consiglieri comunali e con l’intervento dell’Avvocatura dello Stato, ieri mattina i giudici hanno trattato la causa in aula e quindi si sono riservata la decisione. «Circa il dibattimento esso si è svolto regolarmente con la partecipazione dell’Avvocatura dello Stato in difesa dell’Amministrazione statale – ha detto l’avv. Quinto ad udienza conclusa -. Abbiamo discusso ampiamente quelli che erano gli argomenti posti a base dei ricorsi».

Tutto parte dal 23 dicembre dello scorso anno, quando a sera, durante il Consiglio dei ministri numero 52, decise per lo scioglimento su proposta del ministro degli Interni Luciana Lamorgese, «per condizionamenti mafiosi sull’Amministrazione comunale». «Il Comune sarà affidato per 18 mesi a dei commissari, come previsto dall’articolo 143 del Testo unico degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267)», scrissero subito le agenzia di stampa fra lo scoramento della politica e l’arrivo della Commissione, perché il 27 dicembre successivo giunse il decreto di scioglimento del Consiglio a firma del presidente della Repubblica.

La relazione del ministero dell’Interno notificata ai consiglieri (con tutta una serie di omissis) parlava di «una serie di condizionamenti volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità». E tutto ciò era evidentemente frutto della relazione prodotta dalla commissione di accesso nominata dal prefetto di Brindisi e che aveva operato fra febbraio e agosto 2021.

Da fine dicembre scorso, dunque il Comune è guidato da una commissione straordinaria in carica per 18 mesi, ma è da ricordare come – perché si giungesse all’udienza di ieri -, il Tar Lazio che ha competenza esclusiva a conoscere di tali questioni è stato sollecitato da ricorsi dell’ex sindaco e da ex Consiglieri comunali. Ci fu una prima interlocuzione in camera di consiglio «nel corso della quale – ha ricordato l’avv. Quindo in un’intervista alla Gazzetta – il Tar ha acquisito tutti i documenti ed accolto una nostra istanza, visto che abbiamo avuto modo di leggere anche le centinaia di pagine segretate che erano presenti nel provvedimento di scioglimento del consiglio comunale. Le contestazioni che si leggono nella relazione – ha proseguito Quinto -, sarebbero dovute all’infiltrazione mafiosa nel comune di Ostuni e nella provincia di Brindisi, da parte dell’organizzazione criminale e mafiosa denominata Sacra Corona Unita.

La dimostrazione dell’infiltrazione mafiosa all’interno dell’ente, si legge nella relazione prefettizia, riguarda in particolar modo gli atti di intimidazione all’ex sindaco Domenico Tanzarella ed altri soggetti di Ostuni. Tra gli atti contestati nella relazione, anche i possibili condizionamenti in alcuni atti amministrativi da parte di un consigliere comunale ed un assessore. Non credo che un’amministrazione comunale che ha governato per due anni, dopo un periodo di commissariamento – concluse il legale dell’ex sindaco -, abbia potuto creare un filo conduttore così forte con un’organizzazione criminale, ecco perché abbiamo contestato al TAR quanto scritto nella relazione prefettizia e nel provvedimento di scioglimento firmato dal Presidente della Repubblica».