Dall’area socialista Giuseppe Tanzarella interviene sulle ordinanze emesse dalla commissione straordinaria.
Ritengo che scelta della Commissione Straordinaria adottata in materia di limitazione all’attività degli esercizi commerciali muova da un punto di partenza sbagliato.
La tutela della salute, così come del diritto della collettività al giusto riposo ed alla vivibilità degli ambienti, che sappiamo essere beni tutelati costituzionalmente, devono essere contemperati con beni dotati di altrettanta copertura costituzionale come l’esercizio d’ impresa, il lavoro, e, non per ultima, l’equa e dignitosa retribuzione.
Muovendo da tale presupposto, perciò, è evidente che tutte le misure che vadano a mortificare eccessivamente una sola tra le tipologie di interessi in gioco non operi legittimamente, così com’è avvenuto con le ordinanze n. 109-110 e 111.
Seppure il giudizio sulle medesime vada opportunamente differenziato, la prima riguardando le emissioni sonore, la seconda la somministrazione di bevande alcooliche, e la terza di alimenti, dall’insieme appare che la Commissione Straordinaria abbia ecceduto nella mortificazione del diritto degli esercizi commerciali a svolgere il proprio lavoro, e ciò, soprattutto, in un momento storico che non necessità di freni eccessivi allo sviluppo ed all’attività imprenditoriale, stanti le trascorse ristrettezze indotte dal periodo di emergenza epidemiologica.
Piuttosto che ricorrere alle preclusioni ed ai divieti, quale città che ambisce ad essere centro turistico avrei preferito che la Commissione avesse scelto l’intensificazione dei controlli, magari prevedendo, così come un tempo avveniva, il servizio notturno delle forze dell’ordine, forse unico strumento in grado di garantire il loro diritto a fare impresa con l’ordine pubblico ed il rispetto delle norme di civile convivenza.