La frode per eccellenza, che interessa soprattutto l’Olio di Oliva della categoria Extravergine, è quella di camuffare tale tipologia di Olio proveniente da paesi dell’UE, come la Grecia e la Spagna, ovvero da realtà Extra UE come la Tunisia, in Extravergine Italiano che ha un prezzo di mercato notevolmente più alto.
La corrente campagna olivicola, nell’area produttiva in cui ricade la Puglia e il Salento, desta serie preoccupazioni. Il calo della produzione, dovuta sia alle avversità atmosferiche primaverili che hanno colpito gran parte del Nord della Puglia (in alcuni zone si sono registrati danni alle piante che potrebbero differire i loro effetti negli anni a venire), nonché alla naturale alternanza del “carica” e scarica”, favoriscono il rischio dell’aumento delle truffe dell’olio di oliva.
La frode per eccellenza, che interessa soprattutto l’Olio di Oliva della categoria Extravergine, è quella di camuffare tale tipologia di Olio proveniente da paesi dell’UE, come la Grecia e la Spagna, ovvero da realtà Extra UE come la Tunisia, in Extravergine Italiano che ha un prezzo di mercato notevolmente più alto.
Questa è una delle più classiche truffe dei nostri tempi, resa possibile grazie alle c.d. produzioni “Carta” di Olive successivamente trasformate in Olio, che servono a costituire una nuova carta d’identità con cui presentare al mercato come Italiano l’Olio Extravergine proveniente dai paesi esteri; si tratta, in soldoni, di dichiarazioni di produzioni fittizie di Olive fatte da taluni olivicoltori che attestano di aver ottenuto nella campagna olivicola di riferimento un determinato quantitativo di Olive che conferiscono a frantoiani con pochi scrupoli.
Mario MonopoliLe Olive “carta” così introdotte nei frantoi, producono a loro volta l’Olio “Carta”, Made in Italy, che serve a rinominare come Italiano l’Olio Extravergine di Oliva acquistato da paesi esteri. Il più delle volte è possibile scoprire tali truffe solo con controlli incrociati e burocratici, giacché diventa difficile farlo con altri strumenti atteso che, detto Olio estero, sotto il profilo chimico ed organolettico, è molto simile a quello nostrano.
Il nocciolo della questione risiede nella circostanza che l’Olio della categoria Extravergine, proveniente da paesi esteri, ha un costo di poco più di € 2,00/litro, a differenza di quello italiano che in annate come quella alle porte, tenuto conto dei motivi innanzi detti, può raggiungere i 6-7€/litro, e questo stimola i truffatori a a camuffare e rivendere l’Olio estero come italiano. Ma non è finita! Detto olio (camuffato) per essere preferito dal mercato, viene posto in vendita con qualche centesimo in meno rispetto al prezzo medio di quello prodotto realmente in Italia.
Nel contempo il vero Olio Italiano e pugliese rischia di rimanere al palo, perché non riesce a far fronte alla sleale competizione posta in essere da siffatti operatori senza scrupoli e, pertanto, i ns produttori, per evitare di trovarsi con notevoli giacenze di Olio da smaltire, sono costretti a loro volta a svenderlo, finanche rimettendoci.
Sul punto è condivisibile la preoccupazione del settore, soprattutto per le invasioni sul mercato di Olio extra UE, finanche autorizzate, come quello proveniente dalla Tunisia, che potrebbe indurre in tentazioni tanti operatori senza scrupoli a cambiare i suoi connotati, vendendolo come Olio Italiano.
Già nel 2018 gli ingressi di tale prodotto sono triplicati rispetto allo scorso anno, e l’UE farebbe bene a non rinnovare alla Tunisia la concessione di contingenti d’esportazione di olio d’oliva a dazio zero, per 35 mila tonnellate l’anno, che è scaduta il 31 dicembre 2017; tale quantitativo va ad aggiungersi alle 56.700 tonnellate stabilite dall’accordo bilaterale Ue-Tunisia, che già entrano nel mercato europeo.
Tutto ciò destabilizza il mercato, affonda un duro colpo all’Olio Italiano e penalizza i produttori onesti; le istituzioni preposte e gli organi di controllo sono a conoscenza di quello che potrà accadere nei prossimi mesi e si stanno attrezzando per fronteggiare il fenomeno, ma ciò non basta. E’ necessario che ciascuno faccia la sua parte, a partire soprattutto dagli operatori (produttori, frantoiani, commercianti ecc.) del settore, affinché vengano rispettate le regole della corretta concorrenza in un libero mercato. L’appello viene rivolto anche nei confronti di chi diffonde ogni notizia e informazione sull’argomento: è il caso che lo faccia in maniera corretta e anche utile alla causa.
Sul punto preme ricordare che la Xyilella, il noto flagello che affligge e preoccupa il nostro territorio e patrimonio degli Uliveti, non è causa di produzioni di Olio “malato” o cattivo, così come qualche buontempone afferma, ma semplicemente non permette alla pianta di Ulivo di produrre perché i suoi organi compreso i frutti disseccano.
Mario MONOPOLI – Componente Commissione Caselli per la riforma dei reati agroalimentari.
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